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Discussione: 1° outlook estate 2023 : Esplodera' el nino ma .. .. .. ,, ,,, sara' decisivo ?''

  1. #101
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    LEGGERE CON ATTENZIONE : Il progetto che sto portando avanti si concentra sull’emisfero Sud, in particolare su quello che succede intorno all’Antartide. L’idea è che i cambiamenti a livello di circolazione oceanica profonda siano dettati dai cambiamenti del ghiaccio marino. Il ghiaccio marino non è salato: quando l’acqua si trasforma in ghiaccio, il sale presente viene espulso. Il record geologico per l’ultimo massimo glaciale mostra che nell’oceano profondo la salinità era più elevata, perché le temperature più basse avrebbero portato a una maggiore formazione del ghiaccio marino e quindi a una maggiore espulsione di sale. Salinità, temperatura e densità dell’acqua sono parametri che definiscono la circolazione delle masse d’acqua.

  2. #102
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    DOMANDE A LEI RIVOLTE :

    Che tipo di modelli usi per studiare la circolazione oceanica?

    Il dipartimento in cui lavoro fa studi di tipo teorico e usa modelli molto semplici mirati a capire alcuni processi più nello specifico. Più elementi si includono in una simulazione, più l’analisi a livello computazionale diventa difficile: a volte, per esempio, è preferibile usare una gerarchia di modelli, e partire da quello più complesso togliendo via via le parti meglio comprese o quelle che per i nostri scopi sono meno importanti. Nei modelli più semplici che usiamo, per studiare il legame tra Antartide e Nord Atlantico quest’ultimo è rappresentato come una scatola tridimensionale con un canale nella parte Sud che rappresenta la corrente del Circolo Polare Artico; non ci sono continenti, bacini oceanici o atmosfera.

    A fianco di questi modelli più semplici, mi sto occupando di capire come il passato viene riprodotto in simulazioni più complesse, come quelle usate nel report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, cioè Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), in cui nelle analisi sono inserite molte variabili, come l’oceano, l’atmosfera, la parte terrestre.
    C’è un progetto che si chiama PMIP (Paleoclimate Modelling Intercomparison Project) che coinvolge diversi gruppi di scienziati e che si propone di verificare i modelli usati per simulare i cambiamenti climatici nel passato; l’importante è che tutti utilizzino le stesse condizioni iniziali. Ci sono poi due approcci. Uno è simile a quello scelto dall’IPCC e usa molti modelli per simulare un certo processo, con l’idea che ogni modello ha pro e contro ma con grandi numeri si può restringere il campo di incertezza. L’altro approccio usa un solo modello ma in ogni simulazione vengono cambiati moltissimi parametri, ovvero si introduce una perturbazione nell’insieme di previsioni. Ciascun parametro ha ovviamente un’influenza diversa sul risultato, ma facendo tantissime simulazioni sullo stesso modello si può cercare di capire quali di questi sono più importanti o da quali dipende un certo comportamento osservato.
    I periodi geologici presi in considerazione da questo progetto sul paleoclima sono diversi: l’ultimo massimo glaciale, essendo freddissimo, rappresenta l’altra faccia della medaglia rispetto a un clima futuro potenzialmente più caldo; il green Sahara, fase dell’Olocene in cui secondo il record geologico al posto del deserto in Africa c’erano albero e prati; altri periodi geologici, molto più lontani nel tempo ma più simili al nostro futuro, caratterizzati da innalzamenti di anidride carbonica e temperature più alte.

  3. #103
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    Avete raggiunto qualche conclusione sulla circolazione oceanica?

    Sembra che la maggior parte dei modelli non concordi sulla rappresentazione della circolazione oceanica nell’ultimo massimo glaciale, in particolare sulla profondità della cella atlantica che in alcune simulazioni sembra raggiungere i 1000 m, in altre sembra essere più superficiale. La nostra idea è che, trattandosi di modelli grandi e complicati, se non vengono fatti girare a lungo sul computer danno risultati poco attendibili perché le variabili interne non hanno ancora raggiunto l’equilibrio. Ipotesi che sembra confermata dal fatto che nei modelli più semplici e teorici, in cui le simulazioni coprono periodi superiori ai 10 000 anni (limite computazionale dei modelli complessi), la componente oceanica riesce effettivamente a raggiungere l’equilibrio e a dare risultati in accordo con il record geologico.
    Gli stessi modelli rimangono validi magari per simulare l’atmosfera, ma non l’oceano che risponde ai cambiamenti in tempi molto più lunghi.

  4. #104
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    Quali sono le prospettive future del tuo lavoro?

    Vorrei concentrarmi sulla gerarchia dei modelli, cercare di usare più tipi di modelli teorici regionali là dove quelli complessi non riescono ad arrivare. Inoltre vorrei capire qual è il collegamento tra l’emisfero Nord e l’emisfero Sud: al momento, infatti, non è chiaro perché lo scioglimento di ghiaccio terrestre e marino a seguito del cambiamento climatico sia diverso nei due emisferi.

  5. #105
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    Questo e' esser climatologi o paleo o Fisici dell'Atmosfera !!!

  6. #106
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    Il grafico che segue mostra i dati ottenuti in questo modo per un periodo di tempo di oltre 400 000 anni, che copre le ultime quattro ere glaciali

  7. #107
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  8. #108
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    L’andamento della temperatura (grafico in alto) è in ottimo accordo con la porzione corrispondente della figura precedente, basata su dati relativi ai sedimenti oceanici.

    Qui in più si può notare una chiara correlazione, attraverso i millenni, tra le variazioni della temperatura e quelle della concentrazione di CO2 atmosferica (grafico in basso). Da questi dati non si può però dedurre un rapporto causale tra le due grandezze: in altre parole, potrebbe essere la temperatura a influenzare la concentrazione di CO2, oppure viceversa.

    La figura mostra una repentina impennata nella curva della concentrazione di CO2 all'approssimarsi dei tempi odierni. Come vedremo quando tratteremo dell'effetto serra, negli ultimi decenni la concentrazione di CO2 atmosferica è «esplosa» raggiungendo valori senza precedenti, ben al di fuori della scala del grafico qui sopra.

  9. #109
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  10. #110
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    A sinistra: Un campione di ghiaccio profondo estratto con il carotaggio in Antartide. A destra: bollicine d’aria fossile in una fettina di carota di ghiaccio

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