Nel 2003 il Prof. Peter Rona, considerato il padre dell’oceanografia e geofisica marina, scrisse un breve saggio per la rivista Science dal titolo “Resources of the Seafloor”. Due sole pagine, ma estremamente ricche di tutte le conoscenze e scoperte ottenute nei precedenti 40 anni dalla comunità scientifica internazionale riguardo lo straordinario mondo dei fondali oceanici e delle loro risorse minerarie.Un po’ di storia

I primi studi pionieristici effettuati sui fondali marini hanno inizio negli anni Sessanta, grazie al contributo di scienziati provenienti da grandi università americane come il WHOI, Scripps Institution e la Columbia University, tanto per citarne alcune.L’avvento delle nuove tecnologie di investigazione geofisiche ha permesso di ottenere un cartografia del fondale marino e soprattutto conoscere le relazioni che intercorrono tra i meccanismi di formazione degli oceani (tettonica attiva e vulcanismo) e l’insorgere di strutture di risalita di fluidi mineralizzati, conosciute con il nome di camini idrotermali. Quest’ultimi rappresentano fratture della crosta dove risalgono i fluidi mineralizzati alcalini che favoriscono, oltre che la deposizione di materiale polimetallico, anche la formazione di composti organici complessi.Se si pensa che solo il 30 % dei fondali oceanici è attualmente conosciuto, allora è legittimo pensare che l’entità di risorse minerarie provenienti dagli oceani possa essere veramente elevata.