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Discussione: OT - La sconfitta dell'Occidente rischia di travolgerci

  1. #1
    ADMIN AND WEATHER EXPERT L'avatar di Fulvio
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    Predefinito OT - La sconfitta dell'Occidente rischia di travolgerci

    Ciao a tutti, apro questa discussione, purtroppo di stretta attualità. Sapete tutti cosa sta avvenendo in Afghanistan. Leggere certi commenti della stampa cialtrona e sentire i telegiornali vomitevoli mi fa rabbrividire. Ora, dopo che una massa di terroristi e retrogradi fanatici religiosi che ancora intendono la donna oggetto di conquista, le bambine sopra i 12 anni sono considerate bottino di guerra, non si sente nessuno dei buffoni alla black live metter o del metoo, delle femministe alla Asia Argento pronte a gridare contro gli zozzoni tipo Trump, ora tutti zitti come certi personaggi di casa nostra. Lo disse e lo scrisse bene Oriana Fallaci, ci meritiamo tutto questo. Ora avremo ciò che meritiamo. Apriamo la discussione, a voi la parola.

  2. #2
    Andrew
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    Momento difficile per tutto l'occidente, questo vero Golpe , perché quest' è a tutti gli effetti, peraltro in mano a uno tra i " gruppi" più delinquenziali del Mondo rattrista non poco. Mi verrebbe da rimpiangere i Bush padre e figlio....
    Domani approfondiremo questo tema sociale .....MONDIALE..! Ora mi trovo fuori sede...

  3. #3
    ESPERTO L'avatar di Rene'
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    latisana (ud) 7 mt. s.l.m.
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    Ho seguito anch'io come un po' tutti credo l'angoscioso epilogo della vicenda Afgana ...
    È certamente una sconfitta per l'occidente
    Ma dobbiamo riflettere su alcuni punti .
    1' venti anni di occupazione straniera non sono bastati a creare uno stato è un sistema sociale nemmeno minimamente
    Affidabile e strutturato basta vedere come il pseudo esercito Afgano a quanto detto dagli americani , addestrato e armato si è praticamente consegnato ai talebani..
    Questo dimostra che la Pace o la civilizzazione oltre a non poter essere imposta con le armi non può esserci se non è voluta dal popolo stesso probabilmente
    La stessa maggioranza di popolazione Afgana non è pronta a un cambiamento così radicale , la storia insegna 20 anni non sono nulla nel cambiamento di un popolo o
    Una nazione..
    Nel quadro triste sicuramente l'uscita degli americani è stata organizzata molto male
    Forse doveva essere più graduale e nel mentre cercare di integrare tra loro talebani e resto delle fazioni..
    Anche perché prima o poi sarebbero dovuti andarsene ok..e anche perché si è vista praticamente l'impossibilità di sconfiggere in casa loro questa razza di gente..
    Quindi è forte la sensazione che praticamente siano stati abbandonati al loro
    Destino..
    Credo che una permanenza occidentale Poi sostituta dall'ONU sarebbe stata una soluzione migliore...
    Certo che è una delle zone mondiali più difficili ..
    E nello sfondo fa specie l'interesse politico economico di Russia e Cina a
    Riconoscere questo pseudo governo..

  4. #4
    Andrew
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    Migliaia di afghani e cittadini stranieri hanno provato a raggiungere l’aeroporto di Kabul per abbandonare il Paese, mentre i talebani hanno istituito posti di blocco e un coprifuoco alle 21 nel tentativo di fermare l’esodo. In partenza dagli Stati Uniti ci sono 40mila militari che dovranno tenere in sicurezza il sito dello scalo, mentre fanno il giro del mondo le immagini della disperazione, da quelle che ritraggono 640 civili stipati in un cargo americano che sta per uscire dal Paese a quelle, di segno simile ma dall’esito di tragedia, di alcuni uomini caduti dagli aerei in volo per aver tentato di attaccarsi alle ruote di questi ultimi. Secondo quanto riferito dalla Casa Bianca ieri sono state evacuate oltre 700 persone di cui 150 cittadini americani. Si teme anche per l’impatto umanitario e politico dei flussi migratori dal Medio Oriente, che arriverebbero fino in Europa.
    Alcuni si aspettavano esecuzioni sommarie, matrimoni forzati, aggressioni a civili. A quanto riportato dagli inviati presenti sul posto, pur non essendo mancate perquisizioni – di cellulari, case, sedi di giornali e uffici di funzionari governativi – su Kabul sembra regnare, per il momento, un silenzio pieno di preoccupazione, soprattutto da parte delle donne che erano state, fino a oggi, libere di studiare e di non indossare il burqa, e che potrebbero vedersi ridurre le libertà dall’interpretazione massimalista del Corano adottata dai radicali islamici.

    “Non c’erano donne che camminavano per strada, ma c’erano donne nelle auto con i capelli coperti”, ha raccontato una 24enne al The Guardian. “L’emirato islamico non vuole che le donne siano vittime, dovrebbero essere nelle strutture di governano sulla base di quanto prevede la Sharia”, ha fatto sapere un portavoce dei talebani. “Potranno avere ruolo nell’istruzione e nella sanità”, ha poi continuato. “Basta nemici ma ritorniamo alla Sharia”, hanno detto in una conferenza stampa i talebani. “Abbiamo espulso gli stranieri – ha sottolineato il portavoce dei nuovi padroni tornati alla guida della nazione – è un momento di orgoglio per il Paese”.
    Poi le rassicurazioni sui diritti umani: “Non ci vendicheremo con chi ha lavorato con gli stranieri, il nostro territorio non verrà usato per minacciare nessun Paese. Faremo un’amnistia e le ambasciate e le Ong saranno al sicuro“. I diritti delle donne verranno rispettati “nel quadro della Sharia, potranno avere ruolo nell’istruzione e nella sanità”. Ai media riuniti nella sala del palazzo di governo i talebani hanno detto che rimarranno liberi e indipendenti di fare informazione, purché “rispettino i valori dell’Islam e l’unità del Paese”.

    Chi sono i talebani e cosa c’entrano con Bin Laden

    Si tratta di un gruppo fondato nella città afghana di Kandahar nel 1994 da Mohammed Omar, uno dei guerriglieri di ispirazione islamica (mujaheddin) che avevano combattuto contro l’occupazione sovietica dal 1978 al 1989. Da una 50ina di studenti, che hanno rappresentato il gruppo iniziale, i talebani sono cresciuti grazie al supporto della popolazione locale. L’obiettivo dichiarato era quello di ripristinare l’ordine dopo l’abbandono dell’Afghanistan da parte dei sovietici e la formazione di un governo capace di sorvegliare sull’applicazione della legge islamica (molto dura, chiamata Sharia) nella sua interpretazione più rigida. Dopo l’abbandono dei sovietici, i talebani occuparono Kandahar e Kabul (nel 1996), imponendo esecuzioni pubbliche per chi trasgrediva le regole e obbligando le donne a indossare il burqa e gli uomini a farsi crescere la barba. L’Emirato Islamico fu fondato proprio con la presa di Kabul.

  5. #5
    Andrew
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    Ah...., certo chi gira cosi'
    è senza alcun dubbio un portatore di pace , di diritti per le donne come blasferano ora che sono entrati...... e tante altre fregnacce simili !!! CE NE ACCORGEREMO PRESTO.. ... , MOLTO PRESTO !!!

    Consiglio all'on. Letta : " Prenda anche questi .. .. .. ,, non solo immigrati dall'Africa.. .. ,, ,, questi l'ubbidiranno a .......OCCHI CHIUSI !!!

  6. #6
    Andrew
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    CREDO CHE VADANO ANCHE A RACCOGLIER I . ... . POMODORI !! COME VOLEVA LEI .. .. . ."ONOREVOLE!"

    GIA' .. .. . ., POMODORI COME QUESTI QUI :

  7. #7
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    Ciao gruppo, mi piacerebbe dire la mia su un argomento a me caro, alla fine se qualche annoiato lettore avrà voglia e pazienza vi delegherò a un vecchio pezzo a me caro.
    Dunque: chi parla di sconfitta dell'Occidente a mio avviso sbaglia, perché sarebbe più opportuno parlare di sconfitta del "deep state" occidentale. Ovvero di quel sistema di potere che si nasconde dietro le quinte ed è talmente eterogeneo e potente che passa dalla manipolazione via social, fino alle banche di affari e alle lobbies che detengono interessi nel mondo.
    Si dice che la missione del 2000 era per esportare la democrazia e la libertà. Che sciocchezza, figlia dell'ipocrisia che regna da sempre sovrana nel nostro mondo, la vera peste antieconomica di questo secolo!
    Nel meraviglioso film di Dennis Hopper, Easy Rider c'è un passaggio che andrebbe visto e rivisto, soprattutto capito.
    "Sìi è vero la libertà è tutto, ma…. parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse…
    Voglio dire che è difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato…
    E bada a non dire mai a nessuno che non è libero perché allora quello si darà un gran da fare a uccidere e massacrare per dimostrarti che lo è. Ah Certo ti parlano e ti parlano e ti riparlano di questa famosa libertà individuale, ma quando vedono un individuo veramente libero allora hanno paura".
    Il punto è che la nostra democrazia è figlia di un sistema che ci vede commercializzare ogni cosa. Ci fanno credere che questo o quello sia indispensabile e il meccanismo gigantesco che si innesta è movimentato dal piccolo ingranaggio che si muove dentro di noi ogni qual volta che ci fanno desiderare un nuovo bene.
    E dietro. quel bene spesso c'è una storia tragica, fatta di sfruttamento, di danni ambientali irreversibili, di un falso senso di sazietà che tiene buona l'anima, perché ribellarsi non è permesso.Certo tutti possono dire la loro, sia chiaro, ma la libertà d'espressione è un'altra falsità che fanno credere esista. Un po' come diceva Picasso sulla felicità, esiste ma in maniera molto limitata.
    Ecco, il 2000 l'anno in cui qualcuno iniziava davvero ad alzare la testa. a dire no stiamo sbagliando, protestiamo! Un movimento eterogeneo e compatto, che univa vecchi sessantottino a nuovi idealisti, famiglie e accademici, un movimento che venne bollato come "no global" che si movimentava da Seattle a Genova. Chiedevano, poveri illusi, un mondo che parlasse di cosmopolitismo e non di globalizzazione, di esportazione di sapere e non di armi, di salvaguardia dell'ambiente e della Terra perché l'unica casa che abbiamo, parlavano di una Europa autonoma dagli Usa e federale, di una costituzione figlia dell'Illuminismo, cresciuto in questa culla che nasce quasi 3000 anni fa quando nell'Iliade Europa viene annoverata tra gli amori del padre degli dei, Zeus.
    Per tutta risposta ci furono botte e disinformazione, etichette e neodogmi mentre qualcuno iniziava a intravedere nei nazionalismi l'alternativa alla delusione di quelle persone, cercando di riproporre vecchie ideologie mai davvero sepolte.
    Gli Usa che dalla seconda Guerra Mondiale non hanno mai vinto un'invasione (dalla Baia dei Porci fino a Saigon è stato sempre un disastro macchiato di sangue e spacciato come necessario). L'undici settembre, nato in seno a quella penisola araba con la quale gli States hanno sempre fatto affare (e non in Afghanistan o in Iraq dove tracce di armi di distruzione di massa erano solo nella filetta puzzolente esibita da Powell al Palazzo di Vetro).
    Ma si pensò che mettere la propria bandierina in quelle posizioni avrebbe creato una sorta di blocco a Russia e alla Cina che iniziava a crescere enormemente. In fondo l'oro nero e gli oleodotti che passano da quelle parti sono più importanti di quella democrazia che dicevano di voler esportare.
    Vent'anni. C'è chi oggi legge queste righe e non era nemmeno nato. Vent'anni e tremila miliardi di dollari. Tremila miliardi, una cifra che da sola avrebbe aiutato in casa propria (come oggi piace dire a qualche leader occidentale) molte nazioni. Sapere in cambio di un programma di emancipazione. Ma no, troppo facile. Come abbattere indebito dei paesi poveri, inesigibile, ma che da buoni strozzini diventa l'alibi per ricattare ancora oggi certi paesi.
    L'Afghanistaninvaso è stato un errore perché la libertà e la democrazia sono un sentimento ribelle che nasce da dentro, che sorge come il sole e spinge le masse a detestare chi te ne priva. E' più facile ottenerla dove si instaura il terrore (vedi l'IS, sconfitto oramai nel novanta per cento delle zone occupate dagli stessi arabi ribelli). Ma serve dare vento alle vele, non con le armi, ma con un sapiente lavoro di intelligence e di diplomazia.
    La CIA aveva ammonito che si andava incontro a tempi bui, ma Bush & Blair se ne infischiarono.
    Così come oggi se ne infischiano Biden, Johnosn per non parlare del nostro ministro degli esteri balneare, che mentre la gente cerca di scappare da Kabul, se ne sta in Salento.
    Tante parole, ma oggi va considerato che il ritiro delle forze serve a finanziare la ripresa. Negli Usa Biden ha un programma da 1,500 miliardi, mille per l'UE. Missioni ora non sono contemplate. Non era da andare prima, ma non era da andarsene adesso. Perché era chiaro che quando un potere viene meno, si innesta quel fuoco che pensavano di aver domato, ma si era solo nascosto tra le montagne, dove Herat splende al tramonto e dentro nasconde il male nato dalla rabbia verso quegli "altri" che siamo noi, mentre prima erano i russi (oggi amici) e un domani, chissà magari saranno i cinesi che stanno già facendo patti economici volgari e importanti. Altro sfruttamento, altre illusioni svendute.
    Ora la situazione geopolitica sta cambiando. Il Pakistan (potenza nucleare) da sempre offre protezione agli studenti islamici di Tàleban, l'Iran non vedeva l'ora di avere due paesi forti vicino a sé anche in chiave di un movimento integralista che sta rinascendo in Iraq.
    Una situazione esplosiva figlia dei tanti errori ai quali non sappiamo guardare in faccia.

    “Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama Desiderio.”

    Ok, scusate l'intrusione. Vi lascio con il mio reportage del 2006 dall'Afghanistan, in una visione un po' diversa da quella che proponevano allora i miei colleghi.

    "La bellezza del calcio a volte si trova nello sguardo di un vecchio che assiste da bordo campo a 22 ragazzi che corrono dietro a un pallone. La bellezza che sta nei campi di periferia, polverosi, come nella canzone di De Gregori, dove gli spogliatoi sono in una baracca ampia come uno sgabuzziono, e tutti insime dentro non ci si sta. La bellezza sta nel vedere questi giocatori, mavidi di sudore, cercare un gol da raccontare la sera agli amici al bar. Di posti così ce ne sono tanti, per fortuna in Italia, anche se qui non sono così martoriati da eventi venuti da lontanto. E quel pallone è ancora liberazione, un calcio alla vita. Quello che raccontiamo sta dall'altra parte del mondo, un mondo che il calcio non se lo può permettere di vedere nemmeno sui televisori.

    Kabul, Afghanistan, ore 16.

    Le squadre stanno entrando in campo. La tensione è alta. Qualche militare armato appare sugli spalti, dove a guardare la partita ci sono si e no una cinquantina di persone. Per lo più vecchi. Qualcuno fuma sigarette pestifere, altri masticano delle foglie che dicono dargli forza, altri sorseggiano del tè alla menta. Fa caldo. La polvere che si alza dal campo crea piccoli vortici che salgono verso il cielo. La partita che si andrà a giocare non vale per qualche campionato. A dire il vero non vale nulla, se non per chi la gioca. A scendere in campo due squadre con nomi impronunciabili. Una veste maglie blu, ma ogni giocatore ha una gradazione diversa. Qualcuno poi esibisce la maglia della Francia campione del mondo nel 98, altri quella del Chelsea. L'altra invece appare molto più elegante. Veste di bianco e nero. Veste le maglie di una misconosciuta squadra, lontana, che gioca in serie A, in Italia. Già, l'Italia, miraggio distante anni luce da qui. Sogno di ricchezza, calciatori famosi, idoli lontani. Questa squadra veste con le maglie dell'Udinese, donate, da quanto abbiamo capito, da un militare della missione di pace presente. E di queste maglie ne vanno orgogliosi questi ragazzi. Le esibiscono come un simbolo, o forse solo un sogno di immedesimazione, in qualcuno che è sicuramente più felice. A Kabul, intanto in lontananza si sentono colpi di kalashnikov e mortai, che squassano la lentezza di un pomeriggio qualunque. Ma le squadre non sembrano nemmeno accorgersene. Qui nessuno ci fa più caso agli spari. E' l'ordinaria apatia della guerra. Non fai più caso a nulla. Cerchi la bellezza altrove, perchè se stai a sentire tutti i morti, allora ne esci pazzo. E poi la partita sta per cominciare. Ma subito salta all'occhio che non è una partita normale. A qualcuno manca una gamba, altri sono senza braccia. Sono tutte vittime delle mine anti uomo. Ragazzini che non sai se hanno 14 anni o 50. L'età qui non conta più. Ma negli occhi hanno tanta voglia di normalità. Anche se questa durerà solo 90 miserabili minuti.


    La partita ha inizio. La squadra con indosso la casacca dell'Udinese sembra volersi subito affermare. Affamati di una vittoria cercano di assaltare la difesa avversaria. Qualcuno cade: non sta in piedi, sulle gambe. Ma si rialza. Vuole dimostrare che infondo si può raggiungere un goal, un traguardo anche menomati. Avanti allora. Ma nonostante le energie profuse, la tanto agognata rete non arriva. Bisogna aspettare. Far uscire l'avversario. Ma non succede nulla. Qualche vecchio in tribuna abbandona il posto. A una certa ora a Kabul è meglio rientrare a casa. Tutto sembra anonimo, anche il risultato. Ma a volte cercare qualcosa, con volontà ferrea, porta a qualche risultato. Alla fine, il gol arriva. L'Udinese afghana segna il goal della vittoria. Chi ha segnato, è senza un braccio: ma si alza la maglietta per esultare proprio come fanno i giocatori qui. Forse l'unica cosa che li accomuna. Poi la partita finisce. Su Kabul cala un tramonto rosso acceso. E' molto bello. Un altro giorno finisce. Ancora spari in lontananza. Ma presto sarà notte, e forse si potrà sognare ancora...
    Quando il cuore senza un pezzo il suo ritmo prenderà
    quando l'aria che fa il giro i tuoi polmoni beccherà
    quando questa merda intorno sempre merda resterà
    riconoscerai l'odore perché questa è la realtà
    quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai che or'è
    che la vita è sempre forte molto più che facile
    quando sposti appena il piede lì il tuo tempo crescerà
    Sopra il giorno di dolore che uno ha
    (Luciano Ligabue)

  8. #8
    ADMIN AND WEATHER EXPERT L'avatar di Fulvio
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    Concordo in toto e ti faccio i miei complimenti per la prosa davvero fluente e intensa. Ciao e grazie.

  9. #9
    Andrew
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    Lo incornicio e lo appendo che ne dite..?" Da tesi di laurea.

  10. #10
    ESPERTO L'avatar di PaoloCH
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    Al di là che che concordo pienamente con quanto scritto cara Moval, ti e vi confesso che, la prosa come definita da Fulvio, è semplicemente da pelle d'oca!!

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