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Discussione: PRIMA ASSOLUTA: INVERNO '21 /22' - INDAGINE CON L'A.I. , GELO SULL'EUROPA !! [ Ita ]

  1. #341
    Andrew
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    Ma come può un evento così lontano dal Mediterraneo, influenzare le nostre condizioni meteorologiche?
    Ebbene, nonostante sembri impossibile invece è proprio cosi, l’Europa è fortemente condizionata, quasi legata, alle vicissitudini del VP e alla sua forza. Una depressione polare molto forte fa sì che l’effetto “risucchio” si trasmetta fino alle latitudini più basse, di fatto attivando gli scambi lungo i meridiani, di correnti d’aria tra il Nord Africa verso il Nord Europa e di conseguenza portando condizioni di stabilità e di clima mite su gran parte dell’area Mid-Europea e analogamente sul Nord America.
    Al contrario, un VP debole (strat-warming) fa sì che la forza del “risucchio” polare sia molto debole e che gli scambi questa volta avvengano in direzione opposta. L’aria fredda non più tenuta in quota dal vortice, si riversa negli strati sottostanti andando a coinvolgere la troposfera ed espandendosi fino a latitudini più meridionali, provocando la discesa di correnti artiche verso il continente Europeo e causando quindi periodi di grande freddo.
    Passiamo ora al secondo fenomeno preso in considerazione, il Quasi-Biennial-Oscillation.
    Il QBO è la regolare inversione della direzione del flusso dei venti equatoriali stratosferici. Si è osservato che circa ogni 14 mesi la direzione di questi venti che soffiano incessantemente al di sopra della zona equatoriale, prevalentemente asiatica, si inverte da W->E a E->W e viceversa. Questo flusso di correnti va ad ostacolare o agevolare il normale scorrere dei flussi stratosferici a latitudini più elevate determinando le oscillazioni in ampiezza e in forza del JetStream Atlantico, che come abbiamo visto influenza successivamente l’intensità del Vortice Polare.

    Senza entrare nei dettagli di come e perché avviene l’inversione della direzione di scorrimento, ci limitiamo a dire che nella condizione E->W “East Mode QBO” cioè quando il flusso dei venti della fascia equatoriale soffia da Est verso Ovest, si hanno buone probabilità di avere un indebolimento dell’Atlantic JetStream, e di conseguenza una minor energia del Vortice Polare e quello che ne consegue.
    Al contrario nella condizione W->E “West Mode QBO” quando le correnti fluiscono da Ovest verso Est accompagnando la rotazione terrestre risultano particolarmente forti, si ha un rinforzo del JetStream Atlantico con conseguente VP molto energico e ben strutturato in quota.
    L’ultimo fenomeno che andiamo ad analizzare è l’ENSO.

    L’El Nino South Oscillation, ENSO, è l’anomala temperatura delle acque superficiali del Pacifico Equatoriale, pressappoco in una fascia di Oceano compresa tra L’Australia e il Perù, divisa in 4 regioni, come da immagine sotto. Quella più attiva è la regione tra 3 e 4 denominata Nino 3.4.

    Le cause più accreditate di questo fenomeno sono sostanzialmente due: La temperatura e la salinità delle correnti oceaniche e l’attività vulcanica sottomarina che in quella zona del Pacifico risulta essere particolarmente attiva per la presenza di un numero elevato di vulcani sommersi.
    Brevemente possiamo dire che le variazioni della temperatura e la salinità dell’acqua (termoalina) portano a inabissare o sollevare enormi volumi d’acqua che successivamente riscaldano o raffreddano le zone oceaniche che vanno ad interessare. Mentre le eruzioni vulcaniche fanno risalire in superficie acqua più calda.
    Quando queste enormi porzioni di Oceano si riscaldano e la temperatura rimane sopra i -0,5°C si parla di El Nino (ENSO Positivo), quando raffreddandosi raggiunge i -1°C si parla di La Nina (ENSO Negativo). Tra le due soglie si indica come ENSO Neutro.

    L’influenza di questa anomalia termica sulle condizioni atmosferiche del continente europeo e nord americano è molto dibattuta e controversa e i risultati si basano soprattutto su dati statistici più che su conferme scientifiche. In pratica le osservazioni dicono che quando si verifica uno dei due ENSO, successivamente, nel 60/75% dei casi, accade un cambiamento del clima in altre parti del globo.

  2. #342
    Andrew
    Guest

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    ORA V'INVITO ALLA LETTURA DI QUEST'ARTICOLO DI M. F. JENSEN , AUTOREVOLE CLIMATOLOGA DELL'UNIVERSITA' DELL'ARIZONA "RESEARCH of CLIMATE IMPACT" : I cambiamenti del Jet Stream sono collegati alle condizioni meteorologiche estreme dell'Europa


    Mari Jensen-Università dell'Arizona Tempo di lettura: 4 min -Aumento delle fluttuazioni nel percorso della corrente a getto del Nord Atlantico poiché gli 1960 coincidono con eventi meteorologici più estremi in Europa come ondate di calore, siccità, incendi e inondazioni, riferiscono i ricercatori.
    "Le ondate di calore e la siccità che si relazionano con tali estremi del getto d'aria si verificano oltre a temperature già in aumento e al riscaldamento globale ..."
    La nuova ricerca è la prima ricostruzione dei cambiamenti storici nel getto del Nord Atlantico prima del 20esimo secolo. Studiando gli anelli degli alberi nelle isole britanniche e nel nord-est del Mediterraneo, la squadra ha preso in giro il tempo di fine estate estivo di quelle regioni che risalgono a quasi 300 anni - a 1725.
    "Troviamo che la posizione del jet del Nord Atlantico in estate è stata un forte motore degli estremi climatici in Europa per gli ultimi anni 300", dice Valerie Trouet, professore associato di dendrocronologia presso il Laboratorio di ricerca sugli anelli ad anello dell'Università dell'Arizona. .
    Avere un record di 290 anni della posizione del jet stream ha permesso a "Abbiamo studiato la posizione estiva del jet del Nord Atlantico. Quello che stiamo vivendo ora in Nord America fa parte dello stesso sistema di jet stream ", dice Trouet.
    Il freddo estremo e la neve dell'inverno nel nord-est nordamericano e il calore e l'aridità estremi della California e del sud-ovest americano sono legati alla posizione invernale del jet del Nord Pacifico, afferma.
    "Ricordo molto vividamente quando ho avuto l'idea", dice Trouet. "Ero seduto a casa di mia madre in Belgio."
    Mentre visitava la sua famiglia in Belgio durante l'estate molto piovosa di 2012, Trouet guardava la carta meteorologica del giornale che mostrava forti piogge nell'Europa nordoccidentale e il caldo estremo e la siccità nel Mediterraneo nord-orientale.
    "Avevo visto la stessa identica mappa nei dati dei miei anelli degli alberi", dice. Gli anelli degli alberi hanno mostrato che le temperature calde nel Mediterraneo si sono verificate negli stessi anni in cui era fresco nelle isole britanniche e viceversa.
    La parte di un anello annuale che si forma nell'ultima parte della stagione vegetativa si chiama latewood. La densità del latewood in un particolare anello dell'albero riflette la temperatura di agosto di quell'anno. e ai suoi colleghi di determinare che le oscillazioni tra le posizioni nord e sud del jet sono diventate più frequenti nella seconda metà del 20esimo secolo, dice.

  3. #343
    Andrew
    Guest

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    "C'è un dibattito sul fatto che l'aumento della variabilità della corrente a getto sia legato al riscaldamento globale provocato dall'uomo e al riscaldamento più rapido dell'Artico rispetto ai tropici", dice Trouet.
    "Parte del motivo del dibattito è che i set di dati usati per studiarlo sono piuttosto brevi - 1979 da presentare. Se vuoi vedere se questa variabilità non ha precedenti, devi andare più indietro nel tempo - ed è qui che il nostro studio arriva ", aggiunge Trouet.

  4. #344
    Andrew
    Guest

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    Cambiamenti climatici e fenomeni catastrofici: «Il riscaldamento globale non basta. C’entra la jet stream» !! Secondo il direttore dell’Earth System Science Center in Pennsylvania incendi e inondazioni sempre più violenti e frequenti dipendono dalla natura mutevole della «corrente a getto». Sanò, de Ilmeteo.it: «Bisogna capire qual è la causa e quale l’effetto. La forte accelerazione del riscaldamento globale è un dato di fatto».


  5. #345
    Andrew
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    Tecnicamente, è un veloce flusso d’aria canalizzato, localizzato appena sotto la tropopausa e lungo i confini tra masse d’aria con significativi gradienti termici orizzontali. In pratica, è una stretta fascia di venti che viaggia tra i 7 e i 10 chilometri di altezza dal suolo con il «ruolo» di pilotare le perturbazioni e generare campi di alta e bassa pressione nel tentativo di colmare il divario di temperatura tra le latitudini tropicali e quelle polari. Si chiama corrente a getto (jet stream in inglese) e, secondo i meteorologi, è la responsabile principale dei fenomeni climatici estremi che stanno mettendo in ginocchio molti Paesi: dall’inondazione in Germania la scorsa settimana al caldo torrido in Canada; dall’incendio nel sud dell’Oregon (su un’area 25 volte più grande di Manhattan) che infuria da settimane aiutato da un’ondata di caldo da record alle inondazioni in Cina (51 morti). La Siberia? Un tizzone ardente. La Russia ha dichiarato lo stato di emergenza in Yakutia dove le autorità stanno creando pioggia artificiale seminando nuvole con iodio d’argento nel tentativo di spegnere più di 200 incendi. Fenomeni catastrofici e decisamente «fuori scala» rispetto a quanto previsto dai modelli atmosferici. Anche quando si tiene conto degli effetti del riscaldamento globale.
    Un cambiamento drammatico influenzato da una corrente d’aria

    «Penso di parlare a nome di molti scienziati del clima se dico che siamo un po’ scioccati da quello che stiamo vedendo — ha dichiarato al Financial Times Chris Rapley, professore di scienze del clima presso l’University College di Londra —. C’è un cambiamento drammatico nella frequenza con cui si verificano eventi climatici estremi». Insomma, il riscaldamento globale non basta a giustificare incendi, inondazioni, ondate di calore, siccità sempre più violenti e frequenti. A provocarli è la corrente a getto, una fascia d’aria a flusso rapido che regola il tempo nell’emisfero settentrionale e che sta diventando «più lenta e ondulata», in particolare nei mesi estivi. «Diventando più “lenta e traballante”, i sistemi ad alta pressione e a bassa pressione crescono di grandezza e rimangono bloccati sul posto — spiega Michael Mann, direttore dell’Earth System Science Center presso la Pennsylvania State University —. Ciò significa che le ondate di calore e la siccità (collegate ai sistemi ad alta pressione) e le inondazioni (collegate ai sistemi a bassa pressione) diventano entrambe più persistenti. Il fenomeno, noto come «risonanza delle onde planetarie», è alla base della recente ondata di caldo in Nord America dove le temperature nel Canada occidentale hanno raggiunto i 49°C ma anche delle inondazioni in Germania e Belgio».


  6. #346
    Andrew
    Guest

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    Nel percorso contrassegnato dal riscaldamento globale, si è andata progressivamente evidenziando una sproporzione nell'aumento delle temperature tra le varie fasce dell'emisfero nord.
    L'incremento nelle regioni artiche e subartiche, in particolare nel trimestre invernale, sono state le più ragguardevoli.
    Il motivo di ciò sta nel concorso di alcune componenti ovvero il maggiore calore latente e la percentuale più alta di umidità relativa durante la stagione autunnale con conseguente incremento della nuvolosità e delle precipitazioni nella fase di progressivo raffreddamento radiativo .

    Tutto questo ha influito nel rallentare la perdita di calore verso lo spazio.
    Confrontando infatti il trend è visibile il maggior incremento termico della fascia inclusa nella cd. “cella polare” (90-70N) rispetto le altre zone climatiche.

    Negli ultimi 10 anni poi la sproporzione si è ulteriormente amplificata non solo nei valori di anomalìa delle temperature al suolo ma anche in quota comportando progressivamente una diminuzione dello “scalino” termico tra le Celle polari e di Ferrel.
    Ci si potrebbe domandare se questa variazione in qualche modo possa influenzare anche la circolazione generale nel N.H. e in che modo.
    La correlazione lineare tra zonal wind a 300 hpa che va ad individuare grossomodo il percorso del jet stream polare e l'Arctic Oscillation ha valori piuttosto significativi soprattutto nel comparto atlantico (salvo la Groenlandia terra montuosa ove la corrispondenza dei valori al suolo identificano la presenza costante o quasi di un'alta pressione termica) proprio tra i 60° ed i 70°N .
    Se il rapporto tuttavia si fosse mantenuto tale nel tempo dovremmo assistere, in caso di AO + ad un grafico dei venti zonali più elevato rispetto la linea climatologica cosa che invece non è da ultimo dato di riscontrare come possiamo riscontrare nel grafico degli zonal winds in bassa stratosfera (150 hpa) influenzati dalle dinamiche troposferiche e appena al di sopra dell'altezza del percorso della corrente a getto .

    Premetto che è assolutamente prematuro tentare di dimostrare ad oggi l'esistenza di un cambiamento nel comportamento della circolazione cercando di discernerne aspetti peculiari ed indipendenti dal normale regime di variabilità, tuttavia è abbastanza intuitivo ritenere che ad un ulteriore incremento delle temperature polari non possa che discendere, come diretta conseguenza, quella di un assottigliamento del gradiente termico e barico fra polo e medie latitudini.
    Un percorso da parte delle westerlies, più frammentato ed ondulato ne potrebbe risultare l'immediato effetto.
    Sono tutti aspetti che ormai da alcuni anni sono ricompresi in numerosi studi riguardanti il problema della cd. “amplificazione artica”.

    Un ulteriore forte riscaldamento dovuto all'evento strong El Nino del 2015/2016, può senza dubbio aver avuto importanza nel tracciare le condizioni dell'inverno successivo e non si può ad oggi escludere che questo possa ancora, negli anni a venire, influenzare la circolazione atmosferica del nord emisfero.
    Se infatti durante la fase attiva di El Nino vi è un incremento di gradiente a ragione del maggior riscaldamento delle fasce tropico-equatoriali, il successivo rilascio in atmosfera e trasporto verso latitudini più elevate può, al contrario, diminuirlo.
    Come già visto le anomalìe termiche più di rilievo si registrano, nel trimestre invernale, nelle regioni artiche e subartiche e così anche nel campo del geopotenziale. Infatti nella reanalisys delle anomalìe del geopotenziale (500 hpa) autunnali si può notare come l'incremento differenziale dell'altezza delle isoipse, nel periodo compreso dall' inizio del XXI secolo ad oggi, si concentri nelle regioni artiche e subartiche mentre le medie latitudini registrino valori anche inferiori rispetto la campionatura del ventennio 1979/1999 - Difficile pensare anche che le maggiori condizioni di instabilità presenti sul polo non stiano influenzando lo sviluppo del vortice polare.
    Tali anomalie vanno poi a concentrarsi nel successivo trimestre invernale all'interno del polo con particolare riguardo all'artico russo-siberiano, nella zona del Mar di Kara. Se dovessimo poi considerare l'inverno appena trascorso, dovremmo prendere inevitabilmente in considerazione gli effetti del pregresso Nino strong senza tuttavia poterci spingere per ora a poter desumere, quale fatto appurato, il superamento di un nuovo “scalino climatico” da attribuire al GW.
    Tuttavia se il trend dei venti zonali dovesse continuare la propria discesa nel corso dei prossimi anni occorrerebbe prendere in considerazione, come detto sopra, aspetti ulteriori rispetto ai cambiamenti ascrivibili al normale regime di variabilità in quanto la maggiore ondulazione delle westerlies (controbilanciato da minori scambi verticali in seno alle onde lunghe di Rossby), derivante da un minor tensione zonale, potrebbe condurre sempre più alla persistenza di pattern durevoli e ripetitivi ovvero ad una diminuzione complessiva del regime generale di variabilità.
    Su quelle che ad oggi paiono solo ipotesi basate sugli elementi analizzati e suffragate solo da pochi dati significativamente univoci, occorrerà effettuare un attento monitoraggio negli anni a venire.

  7. #347
    Andrew
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    Spero ora abbiate compreso il perche' vi dica che comanda l'onda "p" . -- ​e cosi' e'.

  8. #348
    Andrew
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    La QBO nella sua fase negativa, se unita al minimo solare, può riuscire ad inibire il flusso perturbato zonale delle medie latitudini, rallentando e ondulando il ramo principale della Jet Stream, agevolando di conseguenza l’avvento degli scambi meridiani che vanno a disturbare il vortice polare, costringendolo a scivolare di latitudine, con importanti ondate di freddo dirette verso l’area temperata.
    Di seguito un grafico riassuntivo che mostra i valori degli ultimi anni relativi a:



        • Deviazione standard dallo Jet Stream medio alla quota di 200 hPa (circa 12 km di altitudine).
        • Anomalia di temperatura alla quota di 500 hPa (circa 5,6 km di altitudine).
        • Andamento dell'anomalia dei venti zonali alle quote significative. In rosso sono mostrate le anomalie dei venti a 30 hPa (qui i dati numerici), in blu quelle a 50 hPa (qui i dati numerici).

  9. #349
    Andrew
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    L'indice NAM è in realtà è un ibrido tra indici stratosferici ed indici troposferici. Esso è la rilevazione descrittiva delle differenza tra la pressione atmosferica sulla verticale del Polo Nord e quella delle medie latitudini. Spesso viene associato all'indice AO che, a prima vista, sembrerebbe misurare la stessa differenza di pressione.Tuttavia l'atmosfera non è piatta, bensi tridimensionale, dunque ha uno spessore:



        • L'indice AO rileva il delta (differenza) di pressione al livello del mare.
        • L'indice NAM comprende tutte le quote, dal suolo fin entro la stratosfera.

    Quindi, ricapitolando, il NAM viene calcolato come profilo verticale a diverse quote bariche; alla quota di 1000hPa coincide con l'indice troposferico AO (Artic Oscillation) la cui influenza sulla frequenza di perturbazioni (e quindi in ultima analisi su temperatura e precipitazioni) nella zona americane ed eurasiatica è universalmente riconosciuta.

  10. #350
    Andrew
    Guest

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    Nel grafico seguente viene mostrata la correlazione fra le anomalie di geopotenziale alle varie quote ed il valore dell'indice AO (Artic Oscillation):

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