Secondo quanto riportato da Repubblica sulle mutazioni subite dal Coronavirus nel corso di questi mesi si è espressa anche la direttrice del gruppo tecnico per il coronavirus dell’Oms Maria Van Kerkhove.“Il virus sta cambiando, muta”, ha detto al quotidiano nazionale, “ma non abbiamo indicazioni che le mutazioni rilevate indichino cambiamenti nella gravità e nella contagiosità di Sars-Cov-2. Si tratta di una questione che indagheremo attentamente”. Da gennaio sono state pubblicate almeno 60mila sequenze genetiche di Sars-Cov-2: una mole di dati preziosi.“La mutazione che abbiamo individuato e pubblicato un mese fa”, ha sottolineato all’Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, “si è rivelata determinante nel rendere Sars-Cov-2 più contagioso, come ha dimostrato ora lo studio pubblicato su ‘Cell’. Ma questo non vuol dire che il virus sia diventato più cattivo o più aggressivo. E una conferma della maggior contagiosità di questo ceppo rispetto a quello cinese arriva anche dai focolai registrati nella Penisola. Una ‘spia’ del fatto che il virus circola e che, se non si rispettano le misure, si tramette con facilità”. La buona notizia, come riporta Repubblica, “è che “gli anticorpi sviluppati contro questo ceppo possono curare anche quello cinese”, e dunque la mutazione non influirà sulle terapie mirate e sui vaccini allo studio”.
Coronavirus, una mutazione lo rende più contagioso
Non si sa se più cattivo. Ora è dominante nel mondo Di tutte le 8000 mutazioni studiate nel virus SarsCov2 ce n'è una, al momento, che è bene studiare e tenere d'occhio: si chiama D614GC ed è avvenuta nella sua principale arma, la proteina Spike, che gli apre la strada nelle cellule umane. E' diventata dominante nel mondo e permette al virus di replicarsi meglio e più velocemente all'interno delle cellule, rendendolo più contagioso. Non si sa ancora invece se lo rende anche più cattivo, come precisano sulla rivista Cell i ricercatori della Duke university e del laboratorio nazionale di Los Alamos negli Usa, guidati da Bette Korber.La mutazione era già stata descritta ad aprile dagli stessi ricercatori in uno studio pubblicato sul sito bioRxiv, senza però revisione scientifica. In base ai commenti arrivati da altri colleghi e dalla rivista Cell, gli studiosi americani hanno condotto ulteriori esperimenti, analizzando i dati di 999 pazienti britannici ricoverati per Covid-19. Hanno così potuto osservare una maggiore quantità di particelle virali in chi aveva questa mutazione. Gli esperimenti condotti in laboratorio hanno anche mostrato che questa variante rende il virus dalle 3 alle 6 volte più capace di infettare le cellule umane. La mutazione in laboratorio sembra renderlo più infettivo. Il dato sicuro è che questa mutazione è ormai "diventata dominante nel mondo, perchè ha dato un vantaggio selettivo al virus. C'è in Italia, in Europa, negli Stati Uniti, non c'era a Wuhan", rileva Giorgio Palù, virologo dell'università di Padova.