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Discussione: Didattica ad alto valore scientifico

  1. #1101
    MODERATORE ESPERTO L'avatar di Fabio93
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    Citazione Originariamente Scritto da Baloo Visualizza Messaggio
    Buonasera a tutti, l indice Nao ha una prevedibilità stagionale oppure è un rilevamento mensile che non ha prevedibilità ipotetica per i mesi futuri? (Spero di essere stato chiaro grazie)
    Non penso, spesso è difficile inquadrare l'indice già a 10 giorni, sembra che vada verso il negativo da inizio aprile

  2. #1102
    Andrew
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    Citazione Originariamente Scritto da Baloo Visualizza Messaggio
    Buonasera a tutti, l indice Nao ha una prevedibilità stagionale oppure è un rilevamento mensile che non ha prevedibilità ipotetica per i mesi futuri? (Spero di essere stato chiaro grazie)

    La North Atlantic Oscillation (NAO) è, tra le teleconnessioni, quella che più influenza la circolazione atmosferica fra il Nord atlantico e l’Europa. Tale indice consiste in un dipolo nord-sud di anomalie con un centro localizzato sulla Groenlandia e l’altro localizzato tra il 35° - 40 ° di latitudine. I valori dell'indice sono calcolati come la differenza tra la pressione rilevata in una determinata località delle Azzorre e la pressione rilevata in una determinata località dell'Islanda. Gli indici più usati per definire la NAO sono(13):1. differenza barica fra Azzorre e Islanda , più precisamente si misura la differenza nella pressione di superficie(SLP) fra Ponta Delgada nelle Azzorre e la stazione islandese di Akureyri (Roger 1997) e definisce l’inverno solo per DJF escludendo Marzo(28).2. differenza barica fra Gibilterra e Islanda sud-occidentale (indice del Climate Research Unit,CRU, elaborato da Jones et al, 1997); vedi figura a fianco ). Il vantaggio usando Gibilterra(anziché Ponta Delgada) è di avere una stagione più lunga di inverno (DJFM)3. differenza barica (SLP) fra Lisbona e Stykkisholmur (indice elaborato da Hurrell nel 1995 invernale DJFM).

  3. #1103
    Andrew
    Guest

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    I due artefici principali che influenzano la scena europea, ovvero la semipermanente d'Islanda e l'anticiclone delle Azzorre, assumono posizioni e caratteristiche differenti. La NAO ha molta più influenza durante l’inverno (tipicamente DJFM) perché assai più pronunciata (in entrambe le fasi)che d’estate. Confrontando le SLP nelle due fasi troviamo differenze anche superiori a 15 hPa nel Nord Atlantico. Nella sua fase positiva pressioni superiori alla media a sud del 55° N si associano a pressioni sotto media su tutta la regione artica. A causa delle dinamiche circolatorie che contraddistinguono anticicloni e depressioni la fase NAO + si associa ad un rinforzo delle correnti occidentali alle medie latitudini ( westerlies). La variabilità della NAO è significativamente correlata con alterazioni della forza del vortice polare invernale fino alla stratosfera.Anche a livello della bassa stratosfera troviamo la presenza di scambi di masse d’aria tra latitudini polari e medie latitudini, tuttavia si denota rispetto alla troposfera una maggiore tendenza a rispettare una simmetria circolare. In genere quando abbiamo una fase NAO+ possiamo osservare un vortice polare stratosferico che circonda simmetricamente il polo che risulta più forte e più freddo della norma, situazione questa che viene definita nell’ambito della variabilità delle teleconnessioni la Arctic Oscillation (AO)La prima testimonianza scritta relativa alla NAO può essere attribuita al missionario Hans Egede Saabye che dalla semplice osservazione dei fenomeni individuò una correlazione tra inverni freddi in Danimarca, contrapposti ad inverni miti in Groenlandia. Da allora i mezzi hanno permesso prima il riscontro dei dati tramite le temperature (Dove 1839, Hann 1890) poi il raffronto con i dati pressori (Hildebrandsson 1897, Exner 1913). Successivamente Defant (1924) pubblicò uno studio sulle anomalie mensili delle SLP nel Nord Atlantico. Il primo tentativo di quantificare la NAO fu svolto da Walker and Bliss (1932) in un modo piuttosto complesso che comportava la registrazione di temperature e SLP dall’Europa al Nord America usando la seguente formula:NAO wb= PVienna + TBodö + TStornoway + 0.7PBermuda − P Stykkisholmur − P Ivigtut −0.7TGodthaab + 0.7(THatteras + TWashington)/2. con P che sta per pressione atmosferica e T che sta per temperatura dell’aria media durante il periodo Dicembre- Febbraio. Rossby, Willett, Namias,Lorenz, Bjerknes (1964) hanno contribuito alla versione odierna della NAO. Rogers (1984) e Hurrell (1995) crearono modelli di studio per la NAO ancora attuali. Per finire questo breve riassunto storico nello studio della NAO vanno anche menzionati i lavori di Schlesinger and Ramankutty (1994) che descrissero un’oscillazione nel sistema climatologico globale che mostrava una periodicità di 65-70 anni e Kerr (2000), il quale denominò questo altalenante cambio di fasi calde e fredde Atlantic Multidecadal Oscillation (AMO).
    Ultima modifica di Andrew; 31 March 2021 alle 08:59

  4. #1104
    Andrew
    Guest

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    I MONSONI : COSA LI ATTIVA DEGLI ANNI MAGGIORMENTE ED ALTRI MENO, NELLA FATTISPECIE QUELLO AFRICANO o dEL GOLFO DI GUINEA , IL RESPONSABILE e/o CO resp. DELLE RISALITE IN MED DELL'ANTICICLONE SUB SAHARIANO - INOLTRE : CHI HA MAI SENTITO PARALRE e / o LETTO DEL PROGETTO A.M.M.A. ?'' C'è anche l'Italia dentro , appunto per via delle ultime [ 10-15 ] forti annate estive con la presenza incisiva del monsone d'Africa.

  5. #1105
    Andrew
    Guest

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    L'andamento del monsone africano e la sua relazione con l'attuale cambiamento climatico è il cuore scientifico del progetto "AMMA" a cui l'Unione Europea, all'interno del Sesto Programma Quadro per la Ricerca Scientifica, ha contribuito con un finanziamento di 15 milioni di euro in 5 anni. Il progetto è caratterizzato da una task scientifica internazionale di grande livello di cui fanno parte anche moltissimi centri di ricerca africani. Su un totale di 59 enti scientifici, sono ben 22 quelli africani: centri macro-regionali, servizi meteorologici nazionali, università e centri di ricerca agronomici e ambientali. In dettaglio i paesi partner sono Belgio, Benin, Burkina Faso, Danimarca, Francia, Germania, Ghana, Guinee, Italia, Mali, Olanda, Niger, Nigeria, Senegal, Spagna e Gran Bretagna sotto il coordinamento dell'Institut Pierre Simon Laplace - CNRS (Francia).
    La ricerca sul ruolo del monsone africano nel determinare il clima globale ed il futuro dell'Africa occidentale è stato al centro della recente conferenza mondiale di Karlsruhe (Germania, 26-30 Novembre), a cui hanno partecipato oltre 350 scienziati provenienti da tutto il mondo. Le istituzioni italiane hanno avuto un ruolo chiave. CNR, ENEA e Università di Perugia vi hanno preso parte come partner del progetto "AMMA" (African Monsoon Multidisciplinary Analysis), da cui sono emersi importanti risultati sull'influenza del monsone sulla formazione degli uragani atlantici e sugli impatti locali sulle malattie e sulle crisi alimentari nell'Africa saheliana.

    L'andamento del monsone africano e la sua relazione con l'attuale cambiamento climatico è il cuore scientifico del progetto "AMMA" a cui l'Unione Europea, all'interno del Sesto Programma Quadro per la Ricerca Scientifica, ha contribuito con un finanziamento di 15 milioni di euro in 5 anni. Il progetto è caratterizzato da una task scientifica internazionale di grande livello di cui fanno parte anche moltissimi centri di ricerca africani. Su un totale di 59 enti scientifici, sono ben 22 quelli africani: centri macro-regionali, servizi meteorologici nazionali, università e centri di ricerca agronomici e ambientali. In dettaglio i paesi partner sono Belgio, Benin, Burkina Faso, Danimarca, Francia, Germania, Ghana, Guinee, Italia, Mali, Olanda, Niger, Nigeria, Senegal, Spagna e Gran Bretagna sotto il coordinamento dell'Institut Pierre Simon Laplace - CNRS (Francia).
    L'obiettivo del progetto è quello di migliorare la comprensione dei meccanismi fisici alla base del monsone africano e di sviluppare strumenti operativi al fine di fornire informazioni importanti per monitorare la vulnerabilità della regione saheliana alle crisi alimentari e sviluppare strategie colturali da adottare a livello locale. A livello scientifico, gli stessi risultati serviranno a validare le proiezioni Le Istituzioni Italiane hanno un ruolo chiave in AMMA. Gli Istituti del CNR, l'ENEA, l'Università di Perugia operano in tutti gli ambiti del progetto: organizzazione di campagne di misura, creazione di network osservativi, ricerca sui processi atmosferici, previsione meteorologica, previsione climatica, impatti su salute e produttività agricola. In particolare, l'ENEA, il CNR e l'Università di Perugia hanno contribuito attivamente alla campagna di misure del 2006 nell'Africa sub-sahariana con misure stratosferiche da aereo, misure di aerosol con una rete di micro-lidar, analisi dei dati satellitari su terra e su mare, e la partecipazione diretta di ricercatori italiani alla campagna. Hanno migliorato i modelli atmosferici per la previsione degli eventi di precipitazione, e coordinato attività di confronto dei modelli climatici a livello internazionale. Sul lato impatti, hanno sviluppato nuovi modelli di previsione dei rendimenti agricoli per le principali colture alimentari.fornite dall'IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) sugli impatti del cambiamento climatico nella regione.
    Le nubi convettive influenzano il clima della stratosfera
    Le osservazioni, condotte con l'aereo M55 e con palloni stratosferici, mostrano che i grandi sistemi nuvolosi tropicali possono trasportare vapore d'acqua fino a 20 km di quota. Questo fenomeno, ipotizzato dagli scienziati negli anni '80, può cambiare il delicato equilibrio climatico della stratosfera (la regione atmosferica che si trova fra 15 e 50 km di quota) con un impatto difficilmente predicibile sul clima terrestre.

    L'evoluzione del monsone africano ha una forte influenza nella formazione degli uragani
    Circa l'80% degli uragani intensi nasce dalle perturbazioni che arrivano sull'oceano Atlantico dal continente Africano. Le ricerche più recenti suggeriscono che negli anni più piovosi le perturbazioni africane generano più cicloni tropicali: quindi anni siccitosi vedrebbero meno uragani mentre in anni piovosi ne avremo un incremento. L'evoluzione del monsone Africano nei prossimi 20-30 anni potrà influenzare la genesi degli uragani più che l'aumento delle temperature superficiali dell'Atlantico.






  6. #1106
    Andrew
    Guest

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    Se il monsone africano è intenso, le temperature dell'aria nella zona del Mediterraneo risultano più alte.

    Quanto c'è di vero in questa affermazione? Tanto, perchè un monsone africano che penetra sul Continente spinge verso nord l'anticiclone nord-africano che così invade l'Italia e determina ondate di calore rilevanti e sempre più persistenti. Dai 3-5 giorni degli anni 80, si è passati ad episodi che durano anche 10 giorni e più, magari ad ondate successive o senza soluzione di continuità.

    Tutto sembrerebbe derivare dal monsone dell'Africa occidentale, il cosiddetto WAM, che si attiva nel mese di maggio con piogge che coinvolgono le latitudini comprese tra i 5 ed i 20°N, con massima intensità dei fenomeni in agosto e graduale esaurimento del fenomeno ad Ottobre.
    E' stato osservato che durante le fasi in cui il monsone non è intervenuto a portare piogge sul Sahel, l'estate è risultata mediamente più instabile sul bacino centrale del Mediterraneo, viceversa quando le piogge nel Sahel sono risultate abbondanti, in Italia l'estate è risultata nettamente più stabile e calda, con anomalia termica positiva di almeno 1°C o 1,5°C.

  7. #1107
    Andrew
    Guest

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    Un monsone forte intensifica la circolazione meridiana di Hadley che agisce
    modulando l’intensità e la posizione dell’anticiclone africano. C'è però da osservare che a spingere l'anticiclone proprio verso di noi ci ha pensato spesso la famosa falla barica portoghese o canariana, In pratica le saccature in arrivo dal nord Atlantico affondano in modo anomalo e costante sull'estremo ovest del Continente, attivando di rimbalzo un'ulteriore risalita dell'anticiclone africano verso il nostro Paese e delle masse calde ad esso connesso. In ogni caso la risalita verso nord della linea di convergenza intertropicale, meglio nota come ITCZ rappresenta una problematica per tutti i Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, una problematica che deve intendersi come un maggior rischio di situazioni siccitose nei mesi primaverili ed estivi, mentre escluderei nella maniera più assoluta il rischio di desertificazione, anche perchè sono mediamente aumentate le precipitazioni sia nel periodo autunnale che in quello invernale, quasi a compensare il gap estivo.

  8. #1108
    Andrew
    Guest

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    ​Quindi , dopo tutte queste spiegazioni , a Vs avviso cosa determina MAGGIORMENTE IL MONSONE AFRICANO IN TAL CASO NELLA SUA ATTIVITA' CHE SIA INTENSA O DEBOLE.. .. .?''

  9. #1109
    ESPERTO L'avatar di Rene'
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    Possono essere le anomalie di temperatura delle acque superficiali del golfo di Guinea ??

  10. #1110
    Andrew
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    Si , certamente ma non solo quelle di "anomalie" ma anche altre. .. .. ,, ,

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